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UNA PASSEGGIATA NELLA CUBA POST EMBARGO
CUBA

(info)

NOME:

UNA PASSEGGIATA NELLA CUBA POST-EMBARGO

UNA PASSEGGIATA NELLA CUBA

POST-EMBARGO

UNA PASSEGGIATA NELLA CUBA

POST-EMBARGO

ANNO:

2019

LUOGO:

CUBA

(info)

(overview)

“Lasciatemi dire, a costo di sembrare ridicolo, che il vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d'amore.” CHE GUEVARA Anno 1962, qualche mese prima il rischio dell’avvento della Terza Guerra Mondiale, con il Proclama 3447 il presidente americano Kennedy condanna Cuba e i suoi abitanti a un embargo, la fine di ogni tipo di scambio dell’isola. Cuba rimane bloccata e confinata nei limiti delle sue strette coste. Nonostante i sessant’anni e i dodici presidenti americani i cubani dimostrano all’America e al mondo intero che anche dopo aggressioni, sacrifici e isolazionismo imposto essi, non rinunciano ai loro ideali d'indipendenza e giustizia sociale sul quale si dovrebbe basare un modello economico socialista. Cuba, l’isola della resistenza, come mi piace chiamarla, è sopravvissuta sia al fallimento del socialismo reale sia a quello neo liberale. Il popolo cubano non conosce nessuna delle distorsioni tipiche dei regimi socialisti, storture, miseria e violenza vengono risparmiate a questo popolo, nonostante non si può non riconoscere le difficoltà oggettive di chi vive sempre più asserragliato e sempre più in miseria. La gioia, la vitalità, la gentilezza, la totale sicurezza con la quale ci si può spostare per le strade cubane dimostrano che in questi sessant’anni i cubani non hanno vissuto in una prigione. Nella visione americana, dittatura è tutto ciò che si discosta da loro o che può interferire con la superpotenza ma forse esistono davvero altre vie. Il concetto Che guevariano dell’hombre nuevo, dell’uomo al centro, una forma di stato, di democrazia che ricorda quello della Praga del ’68 di Dubcek spazzano via tutte le credenze che noi occidentali abbiamo mediamente sul comunismo. Oggi, come ieri e anche ieri l’altro, a Cuba è difficile reperire anche i prodotti base, ciò che la politica estera americana mira a fare in questa isola oramai da 6 decenni è spezzare l’isola, spezzando l’anima di chi la abita. Rendere la vita dei cubani un inferno, nonostante ciò che affermano i numerosi esuli cubani di destra e i loro alleati oltre oceano, un blocco esiste ancora e ancora miete la vita di Cuba. Non esiste niente di meglio di una carestia studiata a tavolino e imposta forzatamente per spezzare un ideale e un economia, un economia che ha perso circa 130 miliardi di dollari in questi anni secondo l’Onu. La politica estera degli USA è variata negli anni ma l’idea di voler strangolare l’esempio cubano non è mai cambiata, l’idea che possa esistere una nazione funzionante che pone l’individuo al centro e che servizi come il benessere collettivo, l’assistenza sanitaria e scolastica gratuite ed efficienti al di sopra del consumismo non va a genio al paese con il PIL più alto del globo terrestre. Joe Biden, che i più si aspettavano avesse un occhio più di riguardo verso l’isola tropicale, ha imposto ancora più sanzioni del suo predecessore. Nonostante i sorrisi, la calorosa accoglienza, la vitalità di un popolo che è solo con se stesso ormai da troppo tempo il sentore dei cubani è palpabile se si esce dai maxi resort, l’assenza di cibo costringono molti cubani a tentare la fortuna cercando di scappare dalla loro terra, dalla terra in cui sono nati. Cuba, un paradiso per chi la visita e una terra straziata per chi la abita. Cuba, l’isola della resistenza, ancora oggi, ancora dopo 6 decadi.

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“Lasciatemi dire, a costo di sembrare ridicolo, che il vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d'amore.” CHE GUEVARA Anno 1962, qualche mese prima il rischio dell’avvento della Terza Guerra Mondiale, con il Proclama 3447 il presidente americano Kennedy condanna Cuba e i suoi abitanti a un embargo, la fine di ogni tipo di scambio dell’isola. Cuba rimane bloccata e confinata nei limiti delle sue strette coste. Nonostante i sessant’anni e i dodici presidenti americani i cubani dimostrano all’America e al mondo intero che anche dopo aggressioni, sacrifici e isolazionismo imposto essi, non rinunciano ai loro ideali d'indipendenza e giustizia sociale sul quale si dovrebbe basare un modello economico socialista. Cuba, l’isola della resistenza, come mi piace chiamarla, è sopravvissuta sia al fallimento del socialismo reale sia a quello neo liberale. Il popolo cubano non conosce nessuna delle distorsioni tipiche dei regimi socialisti, storture, miseria e violenza vengono risparmiate a questo popolo, nonostante non si può non riconoscere le difficoltà oggettive di chi vive sempre più asserragliato e sempre più in miseria. La gioia, la vitalità, la gentilezza, la totale sicurezza con la quale ci si può spostare per le strade cubane dimostrano che in questi sessant’anni i cubani non hanno vissuto in una prigione. Nella visione americana, dittatura è tutto ciò che si discosta da loro o che può interferire con la superpotenza ma forse esistono davvero altre vie. Il concetto Che guevariano dell’hombre nuevo, dell’uomo al centro, una forma di stato, di democrazia che ricorda quello della Praga del ’68 di Dubcek spazzano via tutte le credenze che noi occidentali abbiamo mediamente sul comunismo. Oggi, come ieri e anche ieri l’altro, a Cuba è difficile reperire anche i prodotti base, ciò che la politica estera americana mira a fare in questa isola oramai da 6 decenni è spezzare l’isola, spezzando l’anima di chi la abita. Rendere la vita dei cubani un inferno, nonostante ciò che affermano i numerosi esuli cubani di destra e i loro alleati oltre oceano, un blocco esiste ancora e ancora miete la vita di Cuba. Non esiste niente di meglio di una carestia studiata a tavolino e imposta forzatamente per spezzare un ideale e un economia, un economia che ha perso circa 130 miliardi di dollari in questi anni secondo l’Onu. La politica estera degli USA è variata negli anni ma l’idea di voler strangolare l’esempio cubano non è mai cambiata, l’idea che possa esistere una nazione funzionante che pone l’individuo al centro e che servizi come il benessere collettivo, l’assistenza sanitaria e scolastica gratuite ed efficienti al di sopra del consumismo non va a genio al paese con il PIL più alto del globo terrestre. Joe Biden, che i più si aspettavano avesse un occhio più di riguardo verso l’isola tropicale, ha imposto ancora più sanzioni del suo predecessore. Nonostante i sorrisi, la calorosa accoglienza, la vitalità di un popolo che è solo con se stesso ormai da troppo tempo il sentore dei cubani è palpabile se si esce dai maxi resort, l’assenza di cibo costringono molti cubani a tentare la fortuna cercando di scappare dalla loro terra, dalla terra in cui sono nati. Cuba, un paradiso per chi la visita e una terra straziata per chi la abita. Cuba, l’isola della resistenza, ancora oggi, ancora dopo 6 decadi.

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“Lasciatemi dire, a costo di sembrare ridicolo, che il vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d'amore.” CHE GUEVARA Anno 1962, qualche mese prima il rischio dell’avvento della Terza Guerra Mondiale, con il Proclama 3447 il presidente americano Kennedy condanna Cuba e i suoi abitanti a un embargo, la fine di ogni tipo di scambio dell’isola. Cuba rimane bloccata e confinata nei limiti delle sue strette coste. Nonostante i sessant’anni e i dodici presidenti americani i cubani dimostrano all’America e al mondo intero che anche dopo aggressioni, sacrifici e isolazionismo imposto essi, non rinunciano ai loro ideali d'indipendenza e giustizia sociale sul quale si dovrebbe basare un modello economico socialista. Cuba, l’isola della resistenza, come mi piace chiamarla, è sopravvissuta sia al fallimento del socialismo reale sia a quello neo liberale. Il popolo cubano non conosce nessuna delle distorsioni tipiche dei regimi socialisti, storture, miseria e violenza vengono risparmiate a questo popolo, nonostante non si può non riconoscere le difficoltà oggettive di chi vive sempre più asserragliato e sempre più in miseria. La gioia, la vitalità, la gentilezza, la totale sicurezza con la quale ci si può spostare per le strade cubane dimostrano che in questi sessant’anni i cubani non hanno vissuto in una prigione. Nella visione americana, dittatura è tutto ciò che si discosta da loro o che può interferire con la superpotenza ma forse esistono davvero altre vie. Il concetto Che guevariano dell’hombre nuevo, dell’uomo al centro, una forma di stato, di democrazia che ricorda quello della Praga del ’68 di Dubcek spazzano via tutte le credenze che noi occidentali abbiamo mediamente sul comunismo. Oggi, come ieri e anche ieri l’altro, a Cuba è difficile reperire anche i prodotti base, ciò che la politica estera americana mira a fare in questa isola oramai da 6 decenni è spezzare l’isola, spezzando l’anima di chi la abita. Rendere la vita dei cubani un inferno, nonostante ciò che affermano i numerosi esuli cubani di destra e i loro alleati oltre oceano, un blocco esiste ancora e ancora miete la vita di Cuba. Non esiste niente di meglio di una carestia studiata a tavolino e imposta forzatamente per spezzare un ideale e un economia, un economia che ha perso circa 130 miliardi di dollari in questi anni secondo l’Onu. La politica estera degli USA è variata negli anni ma l’idea di voler strangolare l’esempio cubano non è mai cambiata, l’idea che possa esistere una nazione funzionante che pone l’individuo al centro e che servizi come il benessere collettivo, l’assistenza sanitaria e scolastica gratuite ed efficienti al di sopra del consumismo non va a genio al paese con il PIL più alto del globo terrestre. Joe Biden, che i più si aspettavano avesse un occhio più di riguardo verso l’isola tropicale, ha imposto ancora più sanzioni del suo predecessore. Nonostante i sorrisi, la calorosa accoglienza, la vitalità di un popolo che è solo con se stesso ormai da troppo tempo il sentore dei cubani è palpabile se si esce dai maxi resort, l’assenza di cibo costringono molti cubani a tentare la fortuna cercando di scappare dalla loro terra, dalla terra in cui sono nati. Cuba, un paradiso per chi la visita e una terra straziata per chi la abita. Cuba, l’isola della resistenza, ancora oggi, ancora dopo 6 decadi.

(NEXT PROJECT)

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SARA

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SARA